domenica 30 maggio 2010

KolchozVille

"Time", la rivista che elesse uomo dell'anno del 1938 Adolf Hitler e Stalin per ben due volte, nel '39 e nel '42, ha deciso che FarmVille è tra le 50 peggiori invenzioni dell'umanità. Addirittura!
Che sia una classifica imbecille come poche lo dimostra il fatto che mescola cose magari fastidiose ma innocue come la mollettina della suite Office di Microsoft e le orrende ciabatte Crocs a vere e proprie piaghe d'Egitto come l'Agent Orange, il DDT, i coloranti alimentari e l'amianto.

La motivazione per l'anatema nei confronti della fattoria virtuale della Zynga - definita quest'ultima addirittura "genio del male" - è perchè distoglierebbe milioni di persone dal lavoro, obbligandole a passare ore ed ore a cliccare su raccolti ed animaletti vari senza un vero scopo se non quello di portare avanti il gioco all'infinito.
Ecco in azione la grigia e deprimente etica protestante del capitalismo. Quella secondo la quale si va in paradiso solo se ce lo siamo meritati sulla Terra e se abbiamo pensato per quarant'anni solo al lavoro.

Forse quegli scassaminchia snob di "Time" hanno capito che FarmVille, aldilà di tutti i suoi difetti, è un gioco che sviluppa la cooperazione tra gli individui, li obbliga a socializzare con i vicini e ad aiutarli nella coltivazione e nell'allevamento delle bestie. Nella fattoria di Farmville, che è quanto di più simile ad un Kolchoz esista, l'utopia collettivista si realizza finalmente senza sforzi. Non c'è mai la grandine, nessun raccolto va a remengo se non per la svogliatezza del contadino e c'è perfino la possibilità che un solerte vicino ti rianimi i raccolti ormai perduti con lo spruzzetto.
Insomma FarmVille è il gioco più subdolamente comunista che sia mai stato inventato. Soprattutto ora che ha perfino introdotto le cooperative!
E' indubbiamente un arma di distrazione di massa ed io sospetto che possa essere perfino il più formidabile esperimento psicologico su vasta scala mai realizzato, dal modo in cui si può svelare l'organizzazione mentale di chi ci gioca.

E' un gioco stupido che dà dipendenza. Chi lo nega? Ieri che si era impallata a causa di un aggiornamento venuto male c'erano milioni di giocatori in pura scimmia, che intasavano i forum alla ricerca della soluzione per poter accedere di nuovo alla propria amata fattoria.
Però ci sono cose più gravi a questo mondo. Diciamolo, è molto peggio uscire di casa e andare in cerca di gay da pestare a sangue, torturare e dar fuoco ad un animale, ciondolare senza arte nè parte.
E' un gioco che dà dipendenza e che ti prende la mano. Prendi questa mano, Zynga.
Si, però fateci capire: i giochi sparatutto no perchè sono violenti. Quelli agresti e che insegnano ai bambini, solo per fare un esempio, ad amare gli animali, che sviluppa un certo senso architettonico e ti fa riavvicina alla natura no perchè distolgono dal lavoro e sono stupidi.
Parliamoci chiaro. Con la vita di merda che facciamo con qualcosa bisogna pur stordirsi. La droga no, e va bene. Le sigarette, l'alcool e il gioco d'azzardo no. Almeno lasciateci FarmVille.

martedì 25 maggio 2010

Cut!

Io ci andrei piano a parlare di tagli, tagli e ancora tagli, sacrifici e lacrime e sangue da richiedere a chi non ha più una vena da bucare per svenarsi.
Ci andrei piano perchè anche questa ragazza qui sopra taglia che è una meraviglia. E quando sente certe notizie le viene una gran voglia di oliare gli ingranaggi fermi da qualche secolo e ricominciare ad esercitarsi.

giovedì 6 maggio 2010

Il nostro piangere fa male al re

Se Atene piange, Roma non ride ma non si deve sapere. Dietro alla stizza del nano nei confronti delle agenzie di rating credo ci sia, più che l'interrogativo se siano veramente credibili i loro conteggi, la paura che qualcuna di esse metta a nudo l'incompetenza economica del suo governo che, per tamponare la crisi, non risulta abbia ancora fatto nulla di importante e quindi, di rincalzo, esponga al pubblico ludibrio la sua ignavia come premier bravo solo a difendere i propri di interessi. Dopo le procure, ecco a voi le agenzie di rating politicizzate.
Intanto quelli rubano e si fanno gli appartamenti, la Lega è ormai un poltronificio e noi italiani confidiamo nello stellone e nel nostro proverbiale culo, come al solito.

Ad ogni modo la domanda del nano sull'attendibilità delle agenzie di rating può essere lo spunto per una serie di riflessioni che partono da chi è assolutamente incompetente in materia di macroeconomia ma ha conservato un po' del vecchio sano intuito del contadino.

Per prima cosa una mera curiosità: chi cazzo sono, fisicamente, materialmente, quelli delle agenzie di rating che sono in grado di decidere delle sorti di interi popoli appena uno dei loro maledetti indici si sposta? Chi è che va a controllare in seguito quelle cifre? Perchè ci fidiamo ciecamente di loro e lasciamo che milioni di persone perdano il lavoro e la libertà (perchè perdere il lavoro è un attentato alla libertà personale) come fosse un qualcosa di ineluttabile?

Chi sono? Sono gli stessi speculatori che provocano disastri finanziari a catena tanto poi c'è chi dice che "non c'è altro modo possibile di gestire il libero mercato che questo, quindi rassegnatevi"?
Sono gli stessi che, mentre i popoli immiseriscono, fanno fare la spaccata alla famosa forbice tra ricchi e poveri, tanto loro stanno dalla parte dei ricchi sempre più ricchi?
Sono quegli economisti che insistono con l'assurda e maledetta "crescita", facendo credere che il benessere possa essere un valore esponenziale, quando non lo è affatto perchè è legato alla disponibilità delle risorse energetiche limitate?
Sono gli economisti secondo i quali il lavoro garantito e fisso è un valore aggiunto solo all'interno della fottutissima casta cialtrona che rappresentano, quindi vale per i loro parenti, figli, baldracche, eunuchi, concubine ed altra fauna imperiale ma non per i lavoratori extracastali?
Sono i banchieri o peggio, i finanzieri, quelli che prendono il frutto del duro lavoro dell'economia del produrre cose concrete e lo bruciano in un lampo per i loro maledetti giochi d'azzardo borsistici basati sul virtuale e che poi dicono:" Oops, oggi abbiamo bruciato 10 miliardi di dollari, peccato. Ritenta e sarai più fortunato."

Sono gli stessi che decidono che "C'è la crisi", così imprenditori di varia paranza possono tranquillamente utilizzare l'alibi per, che ne so, delocalizzare all'estero, licenziare personale, portare i libri in tribunale senza che nessuno vada a controllare se queste azioni siano veramente motivate? Ma come, eppure ne vendevi a carrettate delle tue calze. "Si però c'è la crisi, vado in Serbia, che mi frega?"

A quel punto io avrei un'ideuzza. Come è stato dimostrato da tempo, non è il prodotto che conta ma il logo. Il vero valore di mercato oggi è il brand, il marchio, non la qualità del prodotto, anche perchè ormai tutto è Made in China. La differenza è che alcune fabbriche cinesi si sforzano di utilizzare materiali a norma per il prodotto d'alta fascia e con il logo, mentre con la merda di scarto producono il jeans da tre euro che ti tatua in maniera permanente le gambe di blu e che è riservato alla plebaglia extracastale.
Allora, se è il marchio che conta, se tu fino ad oggi hai utilizzato il marchio "OMSA" o "Golden Lady" producendo le calze in Italia, se vuoi andare a produrre in Serbia per risparmiare ed aumentare i profitti, io ti impongo di commercializzare questo prodotto con un marchio alternativo, "Calze Curva", per esempio. Sai che successo tra le badanti dell'est?
Oppure paghi un dazio sulla merce che produci all'estero e che vuoi commercializzare in Italia e magari vendere alle stesse donne che hai lasciato in mezzo ad una strada assieme alle loro famiglie. Se vuoi utilizzare dei marchi Italiani rinomati e già consolidati sul mercato italiano da anni di marketing, devi produrre le calze in Italia. Lo so che è l'antica ferraglia del dazio ma vuoi vedere che il logo potrebbe diventare un'arma di difesa per gli interessi dei lavoratori, in questo caso?

Siccome questo capitalismo fallimentare v.1 è in cima ad una discesa con i freni rotti, l'alternativa, signori miei, invece di continuare a schierare i vostri sbirri in tenuta antisommossa contro chi diventerà sempre più incazzato, ad Atene come in altri paesi, perchè dovrà pagare un prezzo troppo alto per colpa di chi invece se la ride al sicuro di qualche conto cifrato alle Cayman, è cominciare a farci divertire a bowling con qualche testa di speculatore.
Saranno da qualche parte, dio svizzero, in qualche resort, beauty farm, casino d'alto bordo o ristorante a gozzovigliare, i bastardi. Se proprio il bowling non vi garba o vi sembra eccessivamente gore, mandateli a cogliere pomodori a cinque euro al giorno, a pulire culi di vecchi nelle R.S.A., a battere sull'Adriatica.
Tra un po' non saranno più soltanto i vostri black bloc aviotrasportati per l'occazione in ogni piazza bollente per delegittimare la protesta popolare, a fare casino. Saranno i cari vecchi forconi.

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