giovedì 26 febbraio 2009

Antistupro Beghelli

L'avete già vista la nuova pubblicità del telesalvalavita, quello che, se lo azioni, arrivano i nostri? Spot alquanto ansiogeno e straordinariamente d'attualità.
Due ragazze si rifugiano in macchina in un parcheggio deserto, di notte, inseguite da quattro malintenzionati, sicuramente stupratori, che le circondano girando attorno all'auto con fare minaccioso. Una scena che ne ricorda moltissimo una tratta da "L'angelo della vendetta" di Abel Ferrara, un classico del genere exploitation rape & revenge. Solo che, nel film, Thana stermina tutti i sette omuncoli. Tutto da sola e con soli sette colpi di una calibro 45.
Nello spot invece, una delle due ragazze inizia ad agitarsi ed invita l'amica a chiamare subito aiuto. "L'ho già fatto", annuncia l'altra senza scomporsi più di tanto. Le è bastato premere i due pulsanti, (contemporaneamente, se no non funziona!), del telesalvalavita.

E' in pratica lo stesso aggeggio dei vecchietti, quelli che sono sulla panchina ed uno si sente male ma il meno rincoglionito dei tre, che aveva il telesalvalavita, ha già allertato la Protezione Civile, il corpo dei marines e Dr. House in persona.
E' un caso che per ampliare il mercato dei potenziali clienti di un dispositivo di telesoccorso si sia pensato di uscire dall'ambito dei soliti anziani per rivolgersi alle donne minacciate sempre più di frequente da extracomunitari infoiati, come ci raccontano i TG ogni sera con la bava alla bocca?
Un caso di instant marketing o campagna pronta già da tempo?

Naturalmente, care sorelle, è necessario portarsi il baracchino del telesoccorso sempre dietro, non scordarsi di tenerlo carico, averlo a portata di mano per non doversi mettere a ravanare nella borsa a sacco e sperare infine di non trovarsi in pieno effetto urban canyon, cioè in un luogo dove il GPS non becca il satellite manco a calci. Per esempio tra i grattacieli, nei caruggi di Genova ma anche in mezzo ad un bosco e con il tempo nuvoloso. Per non parlare della propria abitazione se per caso lo stupratore è persona nota, marito o convivente ed italianissimo.
Dico questo a meno che il congegno non sia realizzato con tecnologia eGPS, che dovrebbe risolvere i noti problemi di georeferenziazione. In tal caso non parlo più. Nel sito però si parla solo di GPS e GPRS e il dubbio dell'effetto canyon rimane.

Spray al peperoncino, telesalvalavita, stelle ninja, tutte cose utilissime, sperando di non essere prima scippate della borsa dove teniamo tutto questo prezioso armamentario. Perchè se continua il terrorismo, più che borse rischiamo di doverci portare dietro delle santebarbare. Dove la calibro 45 non potrà più mancare. A portata di mano nel cinturone.



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sabato 21 febbraio 2009

Essere Martha Argerich



Una delle cose che sentivo più di frequente raccomandarmi dai miei insegnanti di pianoforte, ai tempi del Conservatorio, era di "non suonare come una signorina di buona famiglia!", di solito seguito da qualche colorita imprecazione.
Già, avete presente, quel suonare tutto con i freni tirati (soprattutto quelli inibitori), con i polsi belli alzati e le dita a granchio, percuotendo i tasti con frustrato risentimento da vergini inviolate o sfiorandoli senza convinzione e con paura, quasi potessero mordere ed amputarti le falangi. Date ad una di queste sedicenti pianiste un pezzo memorabile e assisterete ad uno degli atti più ignobili di profanazione che si possano immaginare.
Avevano ragione i miei insegnanti, anche se allora potevano sembrare dei maschilisti. Non c'è di peggio di una donna che suona come una signorina dell'Ottocento. E' un po' come il suonar da segaioli dei maschi. Altrettanto insopportabile e contrario allo spirito della musica, che è meravigliosamente sensuale e libidico.
Per fortuna e grazie ai miei insegnanti, sono riuscita a diventare una pianista immune dal difetto soprannominato e, se non avessi abbandonato gli studi dopo aver vissuto il pianoforte come un'imposizione, quale è stata, forse sarei diventata anche brava.

Con la saggezza che ti arriva assieme all'età, oggi penso addirittura che avrei dovuto continuare a studiare. Forse parlare di rimpianto è esagerato, però non mi dispiace, oggi, saper suonare anche se in pratica non lo faccio quasi mai.

Per il Concerto n° 3 in re minore di Sergej Rachmaninoff ho sviluppato da tempo una discreta ossessione. Lo rispolvero in ascolto soprattutto quando sono giù, perché mi funge da catarsi.
Come tanti, me ne sono appassionata non ai tempi degli studi (improponibile anche solo pensare ad un pezzo eversivo come il Rach3 suonato nell'ambiente ingessato del Conservatorio di allora), ma una decina di anni fa, in occasione dell'uscita del film "Shine", ispirato alla biografia del pianista David Helfgott. Una storia di dittatura patriarcale, sofferenza psichica e rinascita nella quale mi identificai molto.

E' noto. Il Rach3 è un concerto monumentale avvolto da una notevole aurea di leggenda: il brano più difficile del mondo da suonare, un'impresa per qualunque pianista, un mostro che potrebbe divorarti già durante la famosa cadenza del primo tempo.



Un titano dalle ottave gigantesche, create dalle manone dell'autore, con i mignoli lunghi come le altre dita. Lo stesso Rachmaninoff, ascoltandolo durante la sua pur impeccabile esecuzione (e vorrei vedere), sembra avere qualche difficoltà.

In realtà il concerto è si tecnicamente difficile, ma non come si crede. Io personalmente, anche se ci ho messo su le mani solo per provare qualche passaggio e non sarei mai in grado di suonarlo per intero, trovo ben più insormontabili le Variazioni Goldberg di Bach suonate come le suona Glenn Gould.
La notazione bachiana è semplice, non vi sono virtuosismi, arpeggi o ottave megagalattiche ma, cacchio, provate a far uscire dal pianoforte le stesse sonorità di quel pazzo che suona ingobbito e con il culo rasoterra. Impossibile. Bach nelle sue mani diventa un'equazione di quarto grado, matematica pura e fisica dell'indeterminazione. Di fronte a lui si può solo gettare la spugna e ritirarsi per manifesta inferiorià.

Tornando al Rach3, vado spesso alla ricerca delle migliori interpretazioni di un pezzo che conosco ormai a memoria nota per nota.
E' proprio cercando su YouTube che ho trovato l'interpretazione più memorabile e appassionata di questo concerto, quella di Martha Argerich assieme ai Berliner ed al maestro Riccardo Chailly.
Ebbene si, un concerto con i controcapperi, un pezzo sicuramente "non per signorine", suonato al meglio proprio da una donna. Ascoltatela e capirete cosa volevano dire i miei insegnanti. Forse bastava che mi raccomandassero di suonare come Martha Argerich.

Ebbi la fortuna di ascoltare Martha dal vivo in concerto negli anni settanta, a Genova, ma non mi resi conto allora della genialità di questa pianista. E' proprio vero che da giovani si è capaci di non rendersi conto degli angeli che ti sfiorano passandoti accanto.
Bene, oggi, grazie al Rach3 e a tutta una serie di altre interpretazioni che ho scovato, tra le quali i sorprendenti "Yeux d'eau" di Maurice Ravel, "Funerailles" di Franz Liszt e la Ballata n° 1 di Chopin, posso dire che per Martha ho una vera e propria venerazione. Una donna straordinaria, oltre che un genio musicale, come dimostrano le interviste e i documentari su di lei.

Signore, se rinasco, voglio essere Martha Argerich.




giovedì 19 febbraio 2009

Così giovane e già cadavere

Il più grande ed inquietante interrogativo del futuro di Walter Veltroni sarà: "Mi si nota di più adesso che ho dato le dimissioni o quando ero segretario del PD?"

Purchè non riesumino D'Alema e seppelliscano ancora più giù dei fatidici six feet under il fatal Rutelli, che ci mettano chi vogliono a fare il segretario, tanto nessuno è in grado di dare una scossa a questa opposizione ormai dal tanatogramma piatto.
Rimosso il segretario nasogastrico, rimane la stessa poltiglia di apparatchnik improponibili del passato. Bersani? Mah. La Finocchiaro? Ri-mah. Franceschini? Bellino ma troppo morbido. La Melandri? Per l'amor di Dio. Letta? Ovvero l'Inciucio vivente, alias "ridotto in questo stato dallo zio". Quello là della finta legge contro il conflitto di interessi, come si chiama? Troppi capelli.
Sinceramente l'unico personaggio capace di tirare un pochino , a mo' di pelo di figa parrebbe Di Pietro, che non a caso fa repubblica a parte, e la personalità più energica ed autorevole in giro è rimasta la Emma Bonino. M'hai detto cotica.

La sinistra l'è morta perchè si è arresa. La bandiera bianca è il drappo ideale del PD o Partito Demotivato. Walter è stato un medico pietoso che ha reso la piaga purulenta. Una piaga che sta consumando gli italiani, mai come oggi in preda alla fregola per l'Uomo della Provvidenza.
Benito, da rozzo romagnolaccio, l'aveva messa giù sul piano sessuale, "la folla è femmina e le piace essere fottuta", diceva, e non mi sento sinceramente di dire che avesse torto. Anzi. Forse lui non pensava ad una femmina così amante del secondo canale.

Lo vedete? Si è cominciato parlando di Veltroni e del PD e si è finito per tornare a parlare di Berlusconi.
Se chiedete ad un italiano perchè lo vota, vi risponderà "perchè non c'è di meglio". E' una risposta disperante ma è la verità. Gli italiani in realtà amano il nano insopportabile perchè li rappresenta. Ma li sentite come lo difendono anche quando motteggia sui forni crematori?
Io sono preoccupata. Quando quest'uomo morirà, che faranno? Non andranno mica tutti a suicidarsi sulla tomba da muratorino? Oppure resteranno là giorno e notte accucciati come il vecchio cane Argo sul lapidone di marmo gelido?

No, per tornare alla povera e meschinella opposizione, non gli basta un apparatchnik o un vecchio marpione della politica. Ci vorrebbe un Uomo della Provvidenza 2. Uno che avesse un qualche tipo di potere da contrapporre al nano, che riuscisse ad avere più carisma di lui e come lui fosse esperto nel fottere.
Scusate ma, pensa che ti ripensa, a me viene in mente solo Rocco Siffredi.

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mercoledì 11 febbraio 2009

Undici febbraio data funesta? Concordo

In questi giorni di acceso dibattito attorno alle questioni riguardanti Vita, Morte e Autodeterminazione, è ricorso l'ottantesimo anniversario della firma del primo trattato tra Italia e Santa Sede, i cosiddetti Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929.
Gli unici statisti italiani che finora nella storia si sono lanciati in un'Operazione Concordato, nel tentativo di limitare i danni dell'ingerenza religiosa nei fatti privati dello Stato ma in realtà firmando un'unconditional surrender all'ingerenza dei preti nei nostri letti ed allo scassamento aggravato e continuato dei nostri laici cabbasisi, furono Bettino Mussolini e Benito Craxi, rispettivamente nel 1929, appunto, e nel 1984.

Se a Mussolini dobbiamo l'introduzione della lezione di religione (solo cattolica, che diamine!) a scuola e l'esenzione dai dazi per la Città del Vaticano, alla revisione craxiana dobbiamo il lascito del famigerato 8xmille, la tangente pagata al Vaticano sui 740 e gli Unici da tutti i contribuenti italiani. Compresi quelli che, credendo di devolvere l'obolo allo Stato e quindi ad un'istituzione laica, non sanno che alla Chiesa Cattolica il loro 8xmille arriva lo stesso per vie traverse, un po' come le recenti soccia card, lesinate ai poveri vecchietti ma elargite con munificenza a preti, frati e monache.

Mi sento di prevedere tranquillamente che, dopo Benito e Bettino, anche Berluschino vorrà passare alla storia come colui che firmò il Concordato v3.0. magari tra vent'anni per il centenario dei Patti, chissà, tanto lui è eterno. O no?
E' per questo che sta studiando tanto e si esercita quotidianamente nella parte del devoto padre di famiglia tanto timorato di Dio, nonostante pregressi concubinaggi, adulteri, concorsi in aborto oltre termine, adesioni alla Massoneria ed altre bazzecole che ai comuni mortali un tempo avrebbero comportato, come minimo, l'accensione del rogo con mappate di diavolina. Oggi, per fortuna, solo la cacciata dai sacramenti e dalle chiese.
E' per diventare lo statista più sottomesso della Storia nei confronti del clero che, tanto per cominciare, ci condannerà alla vita eterna con sondino nasogastrico?

Mi sono chiesta in questi giorni perchè, nonostante il Concordato, che dovrebbe in teoria stabilire la separazione netta tra Chiesa e Stato, in Italia non muove foglia che Papa non voglia.
Mentre dagli schermi televisivi di un'unica teleMaria colavano lacrime di sangue sulla vicenda di Eluana, mi domandavo se nel nostro paese vi fossero veramente tanti bigotti e baciapile come l'informazione vorrebbe far credere.
Io vivo in una regione notoriamente "ad magnaprit" (di mangiapreti) anche se in una città tradizionalmente "bianca", ma non mi pare di vedere tutto questo fervore religioso in giro.
I preti scarseggiano e i sacrestani non galleggiano. Il grande seminario cittadino è stato riconvertito in miniappartamenti in affitto. I parroci svivacchiano azzuffandosi per accaparrare le offerte raccolte durante matrimoni e funerali; se li chiami per una benedizione ad una salma ti rispondono che non possono e poi tanto la tipa è già morta e non le serve. Alcune parrocchie di campagna vengono smantellate per mancanza di materia prima sacerdotale e via discorrendo.
Sulle grandi questioni morali vige il detto: la Chiesa dice A ma i cattolici fanno B. Nel senso che ci si risposa e si usa la pillola, ad esempio. Trend comune a tutt'Italia, mi dicono.
E allora? Perchè far passare l'Italia per una dependance del Vaticano popolata di vaticotalebani al cui confronto monsignor Lefebvre è un'ateo miscredente?

Un'altra domanda che mi faccio: ma cosa pensano di quest'ingerenza cattolica fin dentro le mutande i cittadini italiani diversamente credenti? Mi riferisco ad ebrei, islamici, buddisti, scintoisti, induisti e affini.
Come mai non sento rivendicare da essi il diritto di questi individui a non dover necessariamente condividere la morale cattolica?
Non sarà perchè, come ci ricordano i documentaristi di Religulous, tutte e tre le religioni monoteiste tendono al bigottismo ed al fondamentalismo e ciò è conforme con la necessità, tutta materialista, di tenere la gente, per dirla volgarmente, "cagata" e buona buona?

domenica 1 febbraio 2009

Uomini gnè gnè

"Guarda che gli anni '70 sono finiti, forse dovresti aggiornare la tua dialettica. Per quale motivo un uomo non dovrebbe sputarti in faccia appena apri bocca, resta un mistero." Asdrubale

Certi post raccolgono talmente tanti commenti e di un tale interesse che meritano un post-risposta dedicato, con tanto di menzione d'onore dei commentatori più meritevoli e sagaci.
Ovviamente, se si scrive di varianti di valico e vento forte a Caianello, di solito non si crea un'appassionante discussione tra proisti e contristi.
Se parli di stupro invece, hai voglia, sono argomenti che tirano più di un carro di buoi e che tirano fuori anche il peggio, o il meglio, degli interlocutori. E' così anche nella conversazione da vita reale.

E' stato istruttivo leggermi tutti i pensieri scaturiti da molti commentatori uomini che si sono risentiti per essersi sentiti accostati al concetto terrificante di impotenza. L'impotenza di cui parlavo, en passant, non era limitata a quella impotenza ma al non potersi muovere, al non poter reagire, al senso di impotenza, appunto. Poi sono io che penso con il pene come Moravia.

Parlando di reazione alla paura di impotenza non mi riferivo alla totalità del genere maschile , in quanto la maggioranza degli uomini riesce a controllarla, ma soltanto alla categoria degli stupratori. Tant'è, è scattato lo stesso il corporativismo come un salvavita difettoso. Tu generalizzi, mi hanno detto, e non è giusto, non si può criminalizzare il genere maschile. Gnè gnè.
Ma quando mai? Ho solo detto che a volte si ha l'impressione che gli uomini facciano fatica a calarsi nelle mutande delle donne stuprate, per i ragionamenti che fanno sull'argomento e per la quantità industriale di asini che cadono quando se ne discute. In effetti, la reazione piccata di alcuni al post me lo ha dimostrato.

Prendiamo ad esempio chi sostiene che forse "l'unico modo per far capire ad un uomo l'orrore dello stupro è avere la moglie o la sorella o la figlia violentate."
Oplà, un po' talebano come ragionamento, non trovate? C'è una gran parte di mondo che obbliga le donne stuprate a suicidarsi dopo aver subito violenza per mondare l'onore della famiglia, cioè degli uomini di casa e di solito lo chiamiamo terzo mondo, per mettere in chiaro che non abbiamo niente a che spartire con certe tradizioni barbare, noi no, noi.

Per far capire ad un uomo l'orrore dello stupro basta che l'uomo immagini di essere stuprato. Suvvia, non è difficile. Nelle carceri, sulle navi, in qualche spogliatoio di caserma, avendo l'accortezza, in quest'ultimo caso, di chiamarlo atto di nonnismo. A parte le condizioni di isolamento monosessuale, succede regolarmente a molti ragazzi gay, ai trans, a chi appare un maschio sottomesso, debole e di facile sopraffazione. Lo stupro di guerra colpisce anche gli uomini conquistati, non solo le donne.

Molti commentatori, parlando di stupro, si dedicano con accanimento allo spaccare il capello in quattro. Fanno furore, innanzitutto, le spiegazioni socio-etologiche del fenomeno.
Solo una infima minoranza dà la colpa degli stupri a fattori genetici; qualche lombrosiano che ritiene lo stupro un fenomeno limitato alla categoria dei delinquenti congeniti dai tratti facciali porcini. Magari fosse solo così.
La maggior parte del risentimento gnè gnè è fermamente comportamentista. Poca Natura e molta Cultura. Anzi, è solo un problema culturale. Una conclusione po' forte, visto che un altro amico puntualizza che anche il germano reale stupra la femmina e lì, nei laghetti, di cultura e televisione culi-tette-culi ce n'è poca.

Tra gli spaccatori di capello ci sono i santommasi, quelli che per credere allo stupro, anche quello di gruppo, hanno bisogno del referto autoptico con sfondamento della vagina, altrimenti suppongono che lei ci stava.
Perchè spesso lo stupro non è facile da dimostrare, bisogna vedere, valutare, soppesare, ci vuole il riscontro oggettivo. Bisogna andar cauti perchè ci sono i padri ingiustamente accusati di pedofilia. Ah, ecco. Meno male che il 99 % dei padri, nonni e amici di famiglia pedofili rimangono impuniti, se no sai che pena.
Stupefacente il commentatore che si chiede "perchè molte vittime preferiscono cedere senza lottare e uscirne illese piuttosto che rischiare un pugno in faccia".
Qualcuno si chiede addirittura se le donne, lamentandosi degli stupri non rischino di diventare un po' come gli ebrei: vittime di un complesso di persecuzione. Un lefebvriano in incognito?

Va forte anche la deresponsabilizzazione generalizzata di genere. Se stupriamo (non noi che commentiamo, ma noi uomini che si sentiamo tutti tirati in ballo) è perchè ci sono le donne disposte a vendersi (il commento originale era più esplicito, parlava di succhiare cazzi e mostrare le tette in televisione). Insomma, non siamo noi che siamo clienti, siete voi che siete puttane.
Ovviamente, arriva puntuale lo statistico che ci rassicura: solo uno su mille stupra e comunque è colpa di sua madre che non lo ha educato.
Tra i deresponsabilisti ci sono coloro che danno la colpa degli stupri agli ambienti degradati, alla promiscuità, alla povertà e all'alterazione psichica momentanea dovuta all'alcool e alle droghe. Colpa del cartello di Medellin, insomma. Chissà che roba tagliata male girava all'epoca del Ratto delle Sabine.

C'è chi controbatte che anche le donne sono violente, cattive e stronze. Gnè gnè. E chi l'ha mai negato? Ci sono le suore malvage.
Se vi fossero eserciti formati da donne li vedremmo stuprare non già gli uomini, per problemi tecnici (esistono i dildo, comunque) ma le altre donne. Assolutamente fantastica come fantasia. Peccato sia alquanto improbabile. Chissà cosa ne penserebbe Martin Van Creveld, un guru gnè gnè del maschilismo neocon, spesso tra i commentatori del TG1 e di cui vi invito a leggere questa stupenda intervista. Uno che dice, tra l'altro:
«Clausewitz riteneva la guerra un'arte razionale e dunque non c'è spazio per le donne, che sono emotive ed intuitive».
«Una singola donna che aspetta a casa il marito, o che bada ai suoi figli è più importante in guerra di mille segretarie in uniforme. Le donne sono molto importanti nelle guerre, ma non combatteranno mai come gli uomini».
Magari aggiungiamo che il ruolo delle donne in guerra è quello di sollazzare, volenti o nolenti, soprattutto nolenti, i soldati.

Tornando ai miei gentili commentatori, la più bella che ho letto è questa: se ve la prendete per gli stupri, in fondo in fondo è perchè siete lesbiche.
L'uomo pensa: "Come fanno a non adorarmi?" E' la sindrome del Dio che non riesce a concepire l'ateismo.
Le lesbiche ovviamente sono donne malate che odiano gli uomini. Si, magari sono rimaste traumatizzate da piccole ma perchè odiare gli uomini? Ogni tanto infatti vi sono volontari che si dedicano allo stupro rieducativo delle lesbiche.
Vai a spiegare loro che, come non è vero che tutti i gay odiano le femmine, non tutte le lesbiche cenano con uno stufatino di uomo e un buon Chianti. E vai anche a spiegare che l'omosessualità non è il risultato di un evento traumatico ma una possibilità come un'altra di orientamento sessuale. E che infine criticare gli uomini non significa essere lesbica.

Resiste infine qualche commovente nostalgico freudiano che attribuisce il risentimento femminile nei riguardi dello stupro all'invidia del pene, seppellita da un secolo ormai senza nessuno che le porti più un fiorellino sulla tomba.
Menzione d'onore, e Gnè Gné d'Oro, infine, ad Asdrubale e al suo commento che mi onoro di citare all'inizio.

P.S. Io lo so perchè succedono queste cose. Perchè si scatena il paternalismo di tutti questi ragazzi gnè gnè, infastiditi dal fatto che una signora parli di cose che la riguardano e che conosce, come la psicologia. Non è nemmeno perchè in Italia non si perdona la competenza, soprattutto femminile, a meno che tu non sia racchia ed abbia 97 anni. In quel caso ti ascoltano ma solo per poco, meno di dieci minuti, come per l'esposizione ai raggi gamma. Bisogna far presto perchè dopo un pò che ci ragioni cominciano a perdere i capelli e a diventare come Jason Robarts in "The Day After".

La colpa è della mancanza di disambiguamento del look. Se hanno il dubbio di interloquire con una virago camionista tatuata, con una troppo somigliante a mamma o a Rosy Bindi oppure, peggio, con un uomo in incognito, si innervosiscono.
Un consiglio alle amiche bloggers. Volete commentatori che vi supplichino di far loro annusare le vostre mutande e che addirittura fingano di essere interessati ai vostri ragionamenti, arrivando a dirvi "dio, ma quanto sei intelligente!"? Fatevi un avatar da strafiga come l'esempio qui sopra. Dite che siete proprio così, anche appena sveglie.

Insomma, fate come Filippo Facci.


© gnègnè, Pensatoio


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